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Le regole generali della traina d’altura

Le regole generali della traina d’altura

La traina d’altura affascina sempre più appassionati, nei quali cresce la voglia di spingersi al largo, filare le canne e rilassarsi con un leggero vento a rinfrescare, attendendo speranzosi che il suono del cicalino rompa la pace e dia il via ad un gioco di squadra di tutto l’equipaggio, pronti a sudare per portare sottobordo la preda.

Certo, le condizioni di pesca non sono sempre così idilliache. Anzi, spesso, ci si troverà ad affrontare moto ondoso e vento che, accoppiati, possono essere alquanto fastidiosi, oppure potrebbero capitare giorni in cui l’unico “rumore” che interromperà la pace della pescata sarà la suoneria del cellulare, pronto a squillare in quei pochi punti in cui ci sarà copertura di rete! Ma siamo pescatori, e non sarà certo qualche impedimento o le condizioni avverse a distoglierci dall’obbiettivo di una preda da sogno che la traina d’altura in mediterraneo riesce ancora a regalare.

Non è una tecnica facile, e tantomeno economica, soprattutto per chi abbia intenzione di praticarla con costanza ed in modo “professionale” per far sì che una cattura sia ricercata, frutto di un lavoro fatto bene, e non casuale. Al contempo, è altrettanto vero che lascia spazio ad una serie di improvvisazioni che permettono a chi, senza troppe pretese, abbia voglia di filare qualche lenza in acqua durante la sua passeggiata dal punto A al punto B, di avere la fortuna di ritrovarsi a combattere con una preda inaspettata e portarla anche a carniere. Di solito, questi pescatori sono consapevoli che non sarà così facile ripete quella cattura, mentre i primi sono coloro che analizzando le dinamiche che hanno portato allo strike, ne faranno tesoro d’esperienza e cercheranno in futuro di fare ancora meglio. 

La stagione di traina

Spesso si pensa che la stagione coincida e si limiti solo ai mesi più caldi dell’anno, ovvero luglio e agosto, ma devo confessarvi che già da aprile vale la pena di iniziare a provare e che le catture possono protrarsi, a seconda delle condizioni climatiche, anche fino a novembre.

Di sicuro però, nei mesi estivi ci troviamo nel picco, con tutti i pelagici in attività, dalle aguglie imperiali, ai tonni di banco e tunnidi in generale come alalunghe e alletterati, alle lampughe, senza escludere la possibilità, seppur rara, dell’incontro con uno spada. 

Allestiamo la barca

Non mi stancherò mai di dirlo, "altura" non significa necessariamente spingersi a decine di miglia di distanza dalla costa, bensì spingersi laddove ci siano profondità e tagli batimetrici tali da permettere il passaggio o lo stazionamento dei pesci pelagici. Volendo essere più chiaro, se per esempio a due miglia dalla costa nella nostra zona dovessimo avere una profondità di 2/300 mt, non avremmo necessariamente bisogno di spingerci oltre.

Ho fatto questa piccola premessa per rassicurare chiunque abbia voglia di iniziare questa tecnica, pur non disponendo di un grosso fisherman. Certo, non posso dirvi che fare altura con un’open di 6 mt sia la stessa cosa di un cabinato da 12 mt, che magari permette di uscire con qualsiasi condizione di mare ma, con il giusto allestimento, vi assicuro che anche un’imbarcazione medio/piccola o addirittura un gommone, si difende degnamente. 

La barca da altura dovrà consentirci di filare in pesca almeno 4 canne... c’è chi arriva addirittura a 10 ma, a mio avviso, non ha senso e credo che il limite, nonché il numero ideale, sia 6/7 canne. Quindi, a seconda degli spazi in murata e della presenza o meno di t-top/rollbar, posizioneremo i nostri portacanna. Vi consiglio di installarne almeno uno a centro imbarcazione, nel punto più in alto, che servirà per la canna centrale lunga. In murata, invece, saranno sufficienti quattro portacanna, due per lato, con inclinazioni diverse: i due verso poppa con inclinazione parallela al senso di marcia, gli altri due orientati tra i 30 e i 45°. Una coppia di divergenti è fondamentale, mentre il divergente centrale sarebbe un valido aiuto ed andrebbe a sostituire la canna posizionata alta sul t-top. 

Esche ed attrezzatura

Il discorso "attrezzatura" è leggermente più complesso perché è influenzato sia dal gusto personale del pescatore, come nel caso della scelta tra canne carrucolate e anellate, sia dal tipo di assetto che si vuole impostare per quanto riguarda il libbraggio.

In un assetto rivolto specificamente a rostrati, difficilmente si potranno utilizzare canne molto leggere perché tenderebbero a flettersi molto sotto la trazione di kona di dimensioni notevoli, trainati a velocità sostenute, per poi fare effetto fionda scagliando l’esca in avanti quando quest’ultima esce fuori dall’acqua per il suo naturale lavoro. I kona, in questo modo, non lavorano nel modo giusto, ma non è l’unico problema: nel momento dello strike avremo bisogno di penetrare, con ami di una certa dimensione, parti molto dure dell’apparato boccale di un rostrato, ed una canna morbida abbinata ad un mulinello leggero potrebbe non sempre soddisfare quest’esigenza. Le uniche due canne che, a mio avviso, possono essere più leggere, sono quelle sui divergenti, perché sono questi ultimi a fare tutto il lavoro, sia delle esche, sia dello strike.

Pescando a tunnidi, invece, riuscendo a trovare il giusto compromesso di canna e di kona affinchè quest’ultimo lavori nel modo corretto, potremmo anche scendere di libbragio.

Detto ciò, mi rendo conto che attrezzarsi con 6 combo può essere alquanto dispendioso, figuriamoci pensare di comprare il doppio dell’attrezzatura per cambiarla a seconda dell’assetto che si sceglie.

Nella scelta è importante sapere che anche le canne in topshot, imbobinate col trecciato, avranno necessità di uno shock leader di almeno 60-70 mt di nylon. I mulinelli dovranno poter contenere almeno 600 mt di lenza madre ed avere un rapporto di recupero molto veloce, con una frizione molto fluida e precisa, meglio se doppia velocità.

Per quanto riguarda le esche, avremo bisogno di una scorta notevole di kona differenti sia nella tipologia (bullett, jet, tube, tagliati a 45°), sia nelle dimensioni e nei colori. E’ importantissimo avere anche qualche teaser singolo o daisy chain, che il pù delle volte fanno la differenza! Un paio di cinture da combattimento, un buon paio di guanti ed un raffio lungo e solido vanno a terminare la lista dell’attrezzatura strettamente necessaria.

Prede ed assetti

Abbiamo detto, quindi, che gli assetti in altura (chiamati anche spread) possono essere molteplici: a seconda dell’imbarcazione, del tipo di pesce che si vuole insidiare, delle condizioni meteomarine, ecc. Esistono assetti rivolti prevalentemente a tunnidi, assetti rivolti strettamente a rostrati con un’ulteriore differenza tra pesce spada ed aguglia imperiale, e assetti misti. 

Rivolgendoci a tunnidi, le esche che utilizzeremo saranno prevalentemente jet kona (Jet Monkey, Cube, Fat Monkey) e qualche Bullet (senza trascurare lo Spearfish Master, nonostante le dimensioni), tutte esche che per lavorare bene non richiedono velocità elevate, ma andature tra i 6 e i 7 nodi. Filerei due canne sui divergenti a circa 50 mt, una canna centrale lunga a circa 80/100 mt e le restanti due canne dirette in scia (o flat line) tra i 20 e i 30 mt. L’aggiunta di richiami (soprattutto il Mud Mirror, ma anche il Flippy Monkey), almeno su due canne, è più che consigliata. 

Volendo ricercare la cattura di un rostrato, invece, imposteremo la velocità a circa 8 nodi. In questo caso filerei una prima canna centrale sullo shotgun a circa 100 mt con un jet (Jet Monkey o Cube, abbinatiad un richiamo Flippy Monkey o Squid Chain) oppure con un bullet (Bullet o Spearfish Master), due canne sugli outriggers a circa 50/60 mt (Jet Monkey, Cube, meglio se abbinati ad un richiamo Mud Mirror, Flippy Monkey o Squid Chain), due canne dirette in scia a 30/40 mt (Bullet, Albacore Tube, Bullet Reverse, Cube, Fat Monkey) e un’ultima canna centrale a cica 15/20 mt (Cube, Heavy Jet, Fat Monkey). 

Ovviamente, queste possono essere solo indicazioni di massima, perché ognuno dovrà fare i conti con la propria imbarcazione, la posizione ed il numero di portacanna, con le condizioni meteomarine di quella giornata e trovare il proprio spread ideale che permetta di far lavorare bene le esche, potendo navigare ed effettuare virate senza rischio di imbrogliare le lenze. 

Azione di pesca

Trovandoci letteralmente in mezzo al mare, senza punti di riferimento, la conclusione più semplice può sembrare quella di girovagare senza una logica, ma non c’è nulla di più sbagliato.

E’ di fondamentale importanza studiare la carta nautica, ricercare i tagli batimetrici, i canaloni e tutto ciò che possa creare correnti, ma anche in mare dovremo avere gli occhi sempre aperti, scrutando la superficie alla ricerca di strisciate di correnti (ben visibili per la differenza di increspatura dell’acqua), oppure di mangianze, di gabbiani poggiati o che volano bassi, di relitti galleggianti come grossi tronchi, mucchi di alghe, materassini, ecc. Questi sono tutti segnali che dovremo cogliere per effettuare dei passaggi in prossimità.

Per quanto riguarda le batimetriche, invece, preferisco sempre impostare la battuta seguendole parallelamente, per poi, una volta trovata una zona d’interesse, lavorarla tagliandole ed effettuando dei bordi.

Strike!

Anche la gestione dello strike dipende dal tipo di pesce, perché nel caso di tunnidi, l’ideale è rallentare leggermente, continuando ad andare dritto, e combattere il pesce recuperando solo le canne più corte, quelle tra i pesce e la barca, per evitare che possano imbrogliarsi.

Quando abbiamo a che fare con i rostrati, invece, il discorso si complica leggermente, in quanto vanno recuperate tutte le altre canne prima di iniziare il combattimento, che andrebbe gestito cercando di accorciare le distanze, aiutandoci con l’imbarcazione per avvolgere velocemente e guadagnare metri, fino a portarlo ad una distanza di sicurezza di circa 20/30 mt. A quel punto potremo anche forzarlo di più, pompandolo per portarlo sottobordo, ma facendo attenzione ad eventuali ripartenze e salti, grazie ai quali potrebbe slamarsi.

Nonostante abbia incluso anche un raffio nell’attrezzatura necessaria, considero il rilascio di alcune prede, come ad esempio le aguglie imperiali, molto più appagante che trattenerle. In questo caso, con i guanti, afferriamole saldamente per il rostro ed effettuiamo le foto di rito con il pesce in acqua, evitando di issarlo a bordo per non provocargli traumi, e rilasciamolo con la speranza che in futuro ci possa far vivere nuovamente un’emozione così grande!

Strumentazione in altura

Una barca da altura necessita ovviamente anche di un’elettronica in grado di soddisfare le esigenze legate a tale tecnica. Nello specifico, uno strumento con uno schermo di dimensioni tali affinché possano essere chiaramente visibili sia la cartografia che l’ecoscandaglio contemporaneamente, oppure eventualmente due schermi separati. Il tutto accoppiato ad un trasduttore da almeno 1kw, date le profondità su cui ci muoveremo.

Un altro alleato importantissimo è il pilota automatico, dal momento che trascorreremo anche 8/10 ore in navigazione, e stare sempre a correggere la rotta con la mano sul timone può risultare stancante, senza trascurare che in caso di strike sarà come avere una persona in più a bordo. 

Il mio consiglio è di utilizzare sempre la funzione traccia della navigazione, in modo da tenere sempre sotto controllo le zone già battute e poter effettuare dei bordi precisi quando andremo a lavorare le zone. Inoltre, in caso di strike o segnale di pesce, è sempre conveniente marcare quel punto sia per insisterci durante quella giornata, sia per avere dei punti di riferimento su cui puntare la rotta a seconda del periodo dell’anno. Vedrete, con l’aumentare dei waypoint sulla cartografia, che si verranno a creare dei veri e propri hot spot con strike concentrati in determinati punti in base alla stagione.

Per quanto riguarda, invece, l’ecoscandaglio, può essere utile sia per monitorare eventuale presenza di grossi pesci inabissati che potrebbero però risalire verso le nostre esche insistendo in quel punto, sia per eventuali banchi di pesce foraggio.

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