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Doppiature a confronto

Doppiature a confronto

Se parliamo di traina d’altura, che nel resto del mondo si chiama big game, noi pescatori mediterranei abbiamo solo da imparare dai colleghi oceanici. Tra le varie lezioni che non vogliono entrarci in testa c’è quella che riguarda un accorgimento apparentemente inutile ma che, nel caso di una preda inaspettatamente over size, potrebbe risultare fondamentale: la doppiatura prima del terminale.

Nel big game, che comprende alcune tecniche di pesca che possiamo definire più impegnative, nel senso che si rivolgono a pesci di mole molto importante, come marlin e tonni, è usanza comune utilizzare una doppiatura, o comunque una parte di filo più doppio, prima dello shock leader vero e proprio. Questo “rinforzo” ha origini abbastanza antiche, quando il modo di pescare era sicuramente diverso rispetto a quello attuale.

Oggi giorno, mentre nel resto del mondo continua ad essere ampiamente impiegato, in mediterraneo se ne è persa la cultura, o più probabilmente non è mai arrivata. L’accento leggermente polemico non è casuale, ma è anzi volto a sottolineare come, specialmente in Italia, tendiamo a snaturare alcune tecniche, con la convinzione che finché tutto va bene, vuol dire che stiamo facendo tutto bene. 

Perché la doppiatura

Facciamo due passi indietro, il primo per chiarire che per "big game" ci riferiamo principalmente alla traina d’altura, talvolta al drifting pesante, e il secondo per capire a cosa serve quella che fino a qualche anno fa esisteva solo sotto forma di doppiatura, per poi essere sostituita da una sorta di preterminali di diametro maggiore.

La montatura ideale da traina d’altura prevede una lenza madre che si collega ad una girella con moschettone, al quale verrà collegato, tramite asola, il leader che sarà più doppio e della lunghezza giusta per evitare che il pesce con la pinna caudale possa andare a toccare e danneggiare la lenza madre. Basti pensare che gli shock leader regolamentari nei tornei di pesca al marlin, sono di circa 7 mt, e che quando il mate tocca in un qualsiasi punto il leader, anche se successivamente i pesce dovesse slamarsi, sarebbe valido ai fini del punteggio, varrebbe cioè come cattura compiuta.

Durante il recupero di un pesce, quindi, ci ritroveremo nelle fasi finali ad avere il moschettone contro la carrucola in punta della canna, e gli ultimi metri di terminale da recuperare a mano. Se questa fase potrebbe apparentemente sembrarci sicura in quanto, come abbiamo detto, gli ultimi metri al di là del moschettone sono più doppi, c’è invece un punto debole. Quest’ultimo è rappresentato da quella parte di lenza madre compresa tra il moschettone sull’apicale e il mulinello… pari quindi alla lunghezza della canna. Se la nostra preda dovesse decidere di ripartire bruscamente, potremmo rischiare di spezzare proprio in quel punto.

Dall’esigenza di rendere più resistente anche l’ultima parte di lenza madre, nasce la doppiatura, di una lunghezza di solito pari a ricoprire la lunghezza della canna, più qualche giro sulla bobina del mulinello. Probabilmente i puristi della “lenza diretta fino all’artificiale” storceranno il naso dicendo che non ce n’è bisogno… ma personalmente aggiungerei “finchè non serve”.

Bimini twist

La doppiatura per eccellenza, unica e originale, si chiama bimini twist. Questo nodo, con notevoli doti di elasticità, lo si effettua sulla lenza madre formando un’asola, da collegare alla girella del moschettone, lunga quanto necessitiamo sia lungo il rinforzo, che sarà tale grazie alla doppia lenza dell’asola.

Tralasciando lo svolgimento del nodo per chiudere l’asola, immaginiamo che quest’ultima sia lunga 250 cm, mentre la canna 180 cm. Quando, durante il recupero, fermeremo il moschettone poco prima che possa sbattere contro l’apicale, avremo una doppia lenza che passa all’interno di tutte le carrucole, o anelli che siano, con un margine di ancora 50/60 cm all’interno del mulinello. Avremo così scongiurato eventuali rotture, dal momento che tutta la parte di lenza più sottile è abbondantemente isolata e al sicuro nella bobina.

Wind-on

E, se è giusto che ci sia un’evoluzione nelle tecniche, anche le case produttrici hanno pensato a rendere commerciale la doppiatura in questione. Nasce così il wind-on. Si tratta di uno spezzone di diversi metri di nylon più doppio della lenza madre, da collegare a quest’ultima ed utilizzarla come se fosse la doppiatura del bimini twist.

In questo caso, per poter collegare il nylon e la lenza madre, veniva realizzata un’asola tramite dacron forato su un capo del wind-on, e la giunzione avveniva tramite una doppia asola, da unire con bocca di lupo, oppure nodo diretto della lenza madre sul dacron. Nel caso della doppia asola, inutile specificare che sarebbe comunque preferibile impiegare il nodo bimini per realizzarne una piccola sulla lenza madre, e magari effettuare una bocca di lupo con diversi passaggi tra le asole. All’altro capo del wind-on andrà poi collegato il solito moschettone con girella e, a seguire, il terminale.

Pr knot

In alternativa al wind-on, una soluzione molto valida può essere rappresentata dall’utilizzo ugualmente di uno spezzone di nylon consistentemente più doppio rispetto alla lenza madre, ma da collegare a quest’ultima tramite nodo pr, da effettuare mediante apposito rotoknotter.

Per realizzare il nodo avremo bisogno anche di circa mezzo metro di trecciato, meglio se non eccessivamente fino (personalmente adopero un pe8), da avvolgere sul rotoknotter per poi eseguire il nodo pr tenendo uniti parallelamente i due fili, cioè quello della lenza madre e quello del rinforzo, al quale andrà poi collegato il solito moschettone.

Questa soluzione l’ho testata in più occasioni. Ha una tenuta a dir poco eccezionale e, personalmente, la colloco al secondo posto tra le tre alternative, mettendo al primo posto il bimini twist solo per il notevole vantaggio di poter facilmente rifare la doppiatura con un semplice nodo, adoperando la stessa lenza madre senza dover dipendere da altri accessori e spezzoni di altri fili.

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