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La traina alla lampuga. La ricerca dell’El Dorado

La traina alla lampuga. La ricerca dell’El Dorado

Ormai, è inutile girarci intorno, con la tropicalizzazione del nostro mare, sta arrivando anche una “tropicalizzazione” del pescatore, che sta mutando il suo modo di pescare, il suo linguaggio, il suo approccio alle prede. Se parliamo di grosse lampughe, poi, la giornata di pesca assume immediatamente un sapore “latino”… soprattutto se poi si adottano accortezze e trucchi “oceanici”.

(In foto lampuga catturata con Jet Flash)

Nel corso degli ultimi anni si sono visti decisamente aumentare gli incontri con grossi esemplari di lampughe, che precedentemente erano invece piuttosto sporadici. E, complice anche l’aumento dei pescatori che si dedicano alla traina d’altura, sono aumentate le catture con questa tecnica, a discapito del drifting che ogni tanto attirava in scia qualche esemplare degno di nota.

Predatore internazionale

Parliamo di un pesce diffuso praticamente su tutto il globo. Predatore vorace fin dalla nascita, trascorre le prime fasi della vita principalmente in banchi numerosi, mangiando qualsiasi cosa gli passi a tiro e crescendo in maniera rapidissima (si parla di circa 1/1,5 kg al mese), mentre da adulto si sposta soprattutto in coppia o in piccolissimi banchi di tre o quattro esemplari. Mentre in fase giovanile la sua voracità è accoppiata anche ad una quasi totale assenza di sospettosità, man mano che la sua stazza aumenta, diventa anche più diffidente, nonostante mantenga la sua aggressività da predatore spietato. Questo fa sì che la sua cattura possa diventare tutt’altro che facile, a meno che non ci si trovi in presenza di pesci in particolare frenesia o attività. Restando in tema “tropicale”, dove drifting e traina col vivo sono poco o per niente praticate, in quest’articolo vogliamo provare a concentrarci sulla tecnica oceanica per eccellenza: la traina d’altura, mirata alla cattura delle lampughe.

Attrezzature

Nonostante parliamo di pesci che possono raggiungere dimensioni importanti in alcune parti del mondo, nei nostri mari la taglia media si aggira tra i 5 e i 20 kg… dimensione che non richiede l’impiego di attrezzature molto pesanti, anche per dare ampio spazio al divertimento, fatto di combattimenti all’insegna dei salti acrobatici, repentini cambi di direzione e veloci fughe a galla. Potremmo quindi tranquillamente orientarci su combo da 12, massimo 20 libbre, imbobinate preferibilmente con trecciato, per evidenti questioni di capienza dei mulinelli, ma adottando la solita sana accortezza di inserire un preterminale in nylon di almeno 50 mt, che consente una certa elasticità. Lo shock leader potrà essere composto da circa 2 mt di un buon nylon 0,80, per scongiurare il pericolo rottura al contatto con pinne taglienti o con i denti. All’occorrenza, in caso di mancanza di attrezzatura specifica, per questi pesci si potrebbe anche pensare di adattare canne e mulinelli destinate ad altro scopo, come ad esempio da jigging o traina col vivo.

(In foro un Jet Monkey nella sua colorazione più famosa utilizzato con ballyhoo)

Esche ed inneschi

L’esca principe dell’altura resta e resterà sempre il kona! Ed anche le lampughe infatti ne vanno matte… Scarterei quindi l’utilizzo di minnow vari, anche se potrebbero talvolta farci mettere a segno qualche cattura, limitandoci però negli assetti e nella velocità di traina. Darei, invece, ampio spazio ai kona a testina rigida, soprattutto i modelli jet, che abbiano conformazioni e fori tali da provocare lunghe scie di schiuma, molto attrattive nei confronti delle nostre amiche. Anche i bullet hanno la loro efficacia, soprattutto in condizioni di mare molto calmo ed in assenza di vento. La dimensione ideale va dai 14 ai 22 cm, e come colorazioni risultano micidiali gli accostamenti del rosso e del bianco, oppure gonnellini con brillantini o riflessi iridescenti su colorazioni scure tipo viola/nero. La posizione dell’amo dovrà essere preferibilmente a centro corpo dell’esca, meglio se con un rig rigido. In alcuni casi, potrebbe capitare che le grosse lampughe, entrino velocemente di lato nella scia dando spettacolo con le loro pinne fuori dall’acqua, ma lasciandoci con l’amaro in bocca, toccando semplicemente la nostra esca, senza mangiarla. Per ovviare a questo problema, in oceano si è soliti riggare i kona con l’aggiunta di esca naturale, il più delle volte ballyhoo morti, legati ad hoc sull’amo. In Italia non abbiamo quest’esca fantastica sia per attrattività che per durata in pesca (un ballyhoo innescato può durare anche 8 ore di traina senza consumarsi), e quindi questo trucchetto di farcire il kona è meno utilizzato. All’occorrenza però si adatta allo scopo il luccio di mare, o aluzzo, oppure le grosse aguglie, facendo attenzione ad effettuare un controllo almeno ogni ora e mezza, per valutarne lo stato, e sostituirle all’occorrenza.

Altra chicca, nel caso si utilizzi l’esca naturale, è quella di pescare con la frizione al limite dello slittamento, in caso di pesce in scia, eliminare il cicalino ed aprire totalmente la frizione dando filo libero, controllando la fuoriuscita col pollice sulla bobina. Quando il pesce mangerà l’esca, e ce ne accorgeremo dalla velocità con cui fuoriuscirà il filo, gli daremo il tempo di ingoiarla per bene, per poi chiudere la frizione.

Assetti e richiami

La prima premessa da fare quando si parla di assetti, è che i divergenti a bordo sono decisamente indispensabili per permettere ad alcune esche di lavorare fuori dalla schiuma della scia, così come è altrettanto indispensabile il divergente centrale, o shot gun, per poter filare la canna lunga centrale senza il rischio che possa interferire con le altre lenze. L’assetto ideale che possiamo utilizzare per dedicarci alle lampughe, richiede non più di sei canne, ed eventuali teaser o richiami. Ad esempio, partendo dalla canna più lunga centrale tra gli 80 e i 100 mt di distanza dalla poppa, passeremo alle due canne più esterne sui divergenti a circa 50/60 mt. Le altre due lenze interne dei divergenti a circa 40 mt, ed un’ultima centrale a circa 20 mt. In alternativa, potremmo filare le due lenze corte sui divergenti, armate sol con due grossi teaser, in modo da attrarre maggiormente pesci in scia. In quest’ultimo caso, una canna a bordo armata con un’esca morta e amo circle, pronta da filare all’occorrenza, potrebbe fare la differenza in caso di pesci particolarmente svogliati.

Accessori fondamentali

Le lampughe sono molto combattive, e non si arrendono facilmente, esibendosi in salti fino agli ultimi istanti. Per poter evitare slamate dell’ultimo secondo, nel caso in cui si decida per un non rilascio, un lungo raffio, rigorosamente unico pezzo e non telescopico, sarà decisamente fondamentale. Una volta issate a bordo, però, continueranno a dibattersi in maniera particolarmente vivace, e per questo motivo un annoccatore potrà scongiurare eventuali pericoli, e porrà fine alle sofferenze inutili del pesce. Un grosso igloo o una vasca del pescato in cui porre direttamente la lampuga dopo averla issata dal mare, aiuterà a tenere la barca pulita. Tra gli accessori fondamentali, mi sembra doveroso, più di ogni altro caso, citare uno smarphone o una macchina fotografica per immortalare il più velocemente possibile i fantastici colori di questo pesce, prima che svaniscano del tutto, lasciando spazio ad un grigio che non rende giustizia alla sua bellezza.

 

Bull Dorado

Vi sarà certamente capitato di notare, in alcune foto o dal vivo, la particolarità di alcuni esemplari di lampuga la cui testa presenta una forma schiacciata, o per meglio dire verticale, sulla parte frontale, formando una grossa gobba sulla “fronte”. Quando e se ci capiterà di pescarne uno avente queste caratteristiche, sapremo di trovarci in presenza di un maschio, e sono gli esemplari che raggiungono dimensioni maggiori. Il loro nome “internazionale” è bull dorado, e sono particolarmente combattivi, forse anche aiutati dalla superfice corporea con la quale riescono a contrastare il recupero del pescatore. La loro cattura, forse potrà sembrare anche superfluo specificarlo, ha sicuramente un fascino particolare…

(In foto un Cube)

Altura e spinning

Durante le - talvolta infinite - ore di traina, potrebbe capitare di incontrare banchi di pesce (tunnidi, pesce foraggio), di delfini, oppure relitti galleggianti. Una canna da spinning pronta a bordo, potrebbe regalarci qualche minuto di svago, e magari una cattura inaspettata. L’ideale sarà spostarci a prua e lanciare a ore 11:00 o a ore 1:00 esche che permettano un recupero molto veloce, considerando l’andatura altrettanto veloce della barca. Quindi stick bait recuperati in maniera continua, senza jerkare, oppure skipping lures come le saponette, che si fanno anche lanciare con facilità in presenza di vento, saranno da preferire. Per quanto riguarda i popper, sebbene molto attrattivi, consentono di stare in pesca solo per pochissimo tempo, durante le prime 2 o 3 jerkate, ma comunque in alcuni casi possono fare la differenza.

(In foto un Albacore Flash)

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