Quando si parla di altura spesso ci si trova di fronte a scelte da compiere, riguardo ad esempio gli assetti, le zone, le esche, che potrebbero comportare la buona o la cattiva riuscita di una battuta di pesca… e quando il nostro obbiettivo è proprio l’aguglia imperiale, i dubbi potrebbero aumentare drasticamente, quando invece basterebbe tener conto di alcune linee guida per poter dire almeno di aver pescato nel modo giusto.
Se è vero che in altura si va alla ricerca dei grandi pesci pelagici, è altrettanto vero che non tutti questi predatori si comportano allo stesso modo, sia per quanto riguarda le rotte migratorie e i luoghi di aggregazione, sia per quanto riguarda il modo di attaccare le nostre esche e successivamente reagire ad uno strike. Volendo fare un esempio con “nomi e cognomi”, non possiamo equiparare le zone di caccia delle alalunghe e quelle delle aguglie imperiali, così come è completamente diverso anche il loro combattimento. E allora, anche se non sempre si tratta di una scelta facile, se il nostro sogno è catturare un’aguglia imperiale, dovremo essere disposti a mettere da parte l’idea di pescare “ciò che viene”, per concentrarci sul nostro obbiettivo, anche a costo di tornare in porto con qualche cappotto prima di centrarlo.
Batimetriche
Iniziamo da un argomento di fondamentale importanza, perché la prima azione da fare appena usciti dal porto, sarà rivolgere la prua verso una zona di pesca. Ma, è bene ribadirlo, le aguglie imperiali di solito bazzicano su batimetriche piuttosto basse. Inutile quindi andare a cercarle a 1000 o 2000 m di profondità, quando magari abbiamo a portata di mano zone interessanti sulla fascia dei 100/200 mt. Concentriamoci quindi su profondità che oscillano tra i 70/80 mt fino ai 400 mt… su queste batimetriche infatti non solo sarà più probabile un incontro con qualche esemplare di passaggio, ma potremo anche essere così fortunati da trovare eventuali zone in cui le aguglie imperiali sono solite aggregarsi per la riproduzione o anche solo per riposarsi durante le migrazioni.
Esche e rig
Di esche, lo sappiamo, possiamo trovarne di tutti i tipi in commercio, ma anche se sembra scontato, è bene ribadire che non tutte possono essere adatte ad una pesca specifica per l’aguglia imperiale. Una buona esca, parlando di kona ovviamente, dovrà innanzitutto lavorare nel modo giusto, emergendo a pelo d’acqua per incamerare o catturare dell’aria, per poi immergersi nuovamente lasciando dietro di sé una scia di bolle. Ma oltre al lavoro svolto dalle esche, anche la loro dimensione gioca un ruolo fondamentale, dal momento che in alcuni momenti dell’anno le aguglie imperiali possono risultare più propense ad attaccare esche di dimensione piccola, mentre in altri periodi invece, considerando il foraggio presente, prediligeranno esche di una certa dimensione, anche 30 o più cm. Nel dubbio, prima di iniziare a conoscere il comportamento di questi pesci nella nostra zona, potremo impiegare esche di diversa dimensione, per poi sostituire le altre dopo eventuali strike. Anche la posizione dell’amo all’interno del kona potrebbe significare la differenza tra una bella cattura e una partenza terminata con una slamata. Infatti, la nostra insidia dovrà essere collocata nel punto più indietreggiato possibile, uscendo del gonnellino per tutta la lunghezza del gambo, ed è assolutamente da evitare il rig a doppio amo.
Il Kona migliore per l'aguglia imperiale
Volendo citare qualche esca micidiale per le aguglie imperiali, dobbiamo necessariamente nominare il Jet Monkey ed il Cube tra le piccole, e lo Spearfish Master e Albacore Tube parlando di esche di dimensione maggiore. Anche il Bullet, piccolo e sottile, regala risultati incredibili in condizioni di mare piatto... risultando sicuramente molto catturante, ma meno versatile del Jet Monkey e del Cube. Per quanto riguarda lo Spearfish Master, vede il suo miglior utilizzo con mare molto formato, specialmente se filato lungo sullo shot gun. E dal momento che anche i colori giocano il loro ruolo fondamentale, ricordiamo che questo predatore ama le sfumature del viola e nero, non disdegnando il verde ed il rosso/bianco.
Assetti e velocità
Una volta individuata una zona valida e preparato le esche, non ci resta che filarle in pesca. Dovremo, in questo caso, essere molto attenti ad osservare la scia e le onde che la barca provoca, perché le esche dovranno essere posizionate preferibilmente in posizioni subito precedenti a piccole onde, in modo da essere avvantaggiate nello svolgere il loro lavoro. Contrariamente a ciò che si pensa, le aguglie imperiali non necessitano di esche filate lunghe, anzi al contrario tendono ad avvicinarsi alla barca attratte dal rumore e dalla schiuma del motore. Proprio per questo motivo potremo scegliere un assetto che copre diverse distanze, ma comprese tra i 15 e i 60 mt, il che gioca anche a vantaggio dei kona, che con poco filo in acqua riescono ad effettuare meglio i loro movimenti sinusoidali. Ma non è solo la distanza dalla poppa a rendere estremamente catturante un kona, quanto anche la velocità di traina. Infatti la maggior parte dei kona è pensato e studiato per rendere al meglio in un range di velocità, che di solito non scende al di sotto di 6 nodi, ma senza timore di spingersi anche oltre gli 8 nodi.
Combattimento
Dopo lo strike, il combattimento con un’aguglia imperiale andrebbe svolto in maniera diversa rispetto agli altri pesci presenti in mediterraneo. Anche se non è una pratica molto usata nelle nostre acque, oltre a dipendere chiaramente dalla stazza della nostra preda, rallentare la barca e recuperare tutte le altre lenze, potrebbe essere talvolta decisivo per scongiurare eventuali ingarbugli e perdita del pesce. L’aguglia imperiale si sposta velocemente a pelo d’acqua, cambiando in continuazione direzione, effettuando rapide partenze e salti acrobatici. Tutte condizioni che potrebbero provocare una slamata, magari dopo aver già pregustato una foto ricordo… E allora, aiutarsi con la barca a recuperare filo per accorciare le distanze ed evitare inutili pance di filo, è sicuramente la strada da seguire quando si ha in canna un’aguglia imperiale di una certa dimensione. Quando poi il pesce sarà ormai a 30/40 mt dall’imbarcazione, potremo pompare con la canna, sempre allerta per manovrare durante eventuali cambi di direzione o salti molto ravvicinati.
Il rilascio perfetto
I rostrati sono pesci molto delicati, anche se non sembra affatto! Capita spesso di maneggiare eccessivamente un pesce, tenendolo magari per il rostro anche durante le prime fasi, quando dibattendosi con forza rischierebbe di procurarsi traumi, o addirittura potrebbe impattare contro la carena della barca. Questi pesci, purtroppo, se rilasciati saranno destinati a morte quasi certa. Un rilascio consapevole e mirato all’effettiva salvaguardia della salute dell’animale, andrebbe effettuato senza toccare minimamente la preda, ma cercando solo di sfilare l’amo con l’ausilio di apposite pinze a becco lungo oppure con i guanti. In condizioni estreme in cui risulta eccessivamente difficoltosa la rimozione dell’amo, si potrebbe valutare l’idea di tagliare il leader, conservando solo l’esca e perdendo di fatto l’amo e il rig.
Quando insegue ma non attacca
Sarà certamente capitato, o indubbiamente capiterà, di vedere il pesce inseguire le nostre esche, senza sferrare l’attacco decisivo. In questi casi, ricordiamoci sempre che stiamo utilizzando delle esche artificiali che, in quanto tali necessitano del movimento e della velocità per essere attrattivi. Da qui scaturisce la conseguenza che fermare le barca per poi ripartire nella speranza di stimolare un attacco, non sarà la scelta migliore. Una valida alternativa, invece, potrebbe essere quella di sfilare la canna dal portacanna dietro la quale abbiamo visto un’aguglia imperiale, e jerkare abbastanza energicamente. Questa pratica potrebbe stimolare l’aggressività del predatore, che attaccando la nostra esca si troverà anche a ricevere un eventuale primo colpo, oltre a quello dato dalla stessa barca che si sposta in velocità… senza considerare il divertimento di ricevere uno strike avendo la canna in mano!