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Puravida in offshore - itinerario in Costa Rica

Puravida in offshore - itinerario in Costa Rica

Partendo dal piccolo paese di Playa Samara, e puntando la prua verso nord-ovest, ad un’ora circa di navigazione ci ritroveremo in uno degli spot migliori per la traina d’altura in questo tratto di oceano… patria di rostrati (con almeno 5 specie presenti) ma soprattutto grossi dorato, banchi immensi di tonni pinna gialla e wahoo. Il tutto condito dall’immancabile compagnia dei delfini…

“Costa Rica, pura vida”, non solo lo si legge quasi dappertutto: sui muri, sui capi d’abbigliamento o sui gadget turistici… ma lo si sente anche pronunciare di continuo! Pura vida, per i costaricensi è un mantra, uno stile di vita, viene utilizzato come saluto al termine di una chiacchierata, oppure al posto di un “prego” dopo un “grazie”. Ed effettivamente rende perfettamente l’idea dei ritmi e dello stile di vita che si è portati a condurre quando ci si trova, anche solo per una vacanza, in una regione come il Guanacaste, al nord del Costa Rica… figuriamoci chi ci vive tutto l’anno! Spiagge selvagge ed immense di sabbia compatta, lasciate allo stato naturale per niente attrezzate con lettini od ombrelloni, vegetazione rigogliosa, persone felici che vivono in modo semplice, ritmi scanditi dal sole: sembra quasi di dimenticarsi dell’orologio, alle 6 di mattina la spiaggia ed il paese sono già vivi perché il sole è già sorto, e c’è chi ne approfitta per fare jogging, per surfare o per rilassarsi a godersi la vista dell’oceano… così come la sera alle 18 con il tramontare del sole sopraggiunge un certo appetito, e ci si ritrova a cenare ad un orario in cui in Italia di solito ci si sente fuori luogo anche per un aperitivo. 


Certo, nel caso specifico dei pescatori sportivi che decideranno di attraversare l’Oceano Atlantico per recarsi in Costa Rica a pescare, le giornate saranno sicuramente diverse rispetto ai classici turisti naturalistici che possono essere molto presenti in quelle zone. Noi, infatti, non godremo della spiaggia, a meno che non decideremo di svegliarci un’oretta prima della colazione per poterci rigenerare con dell’attività fisica al mattino presto… e alla sera al rientro dovremo fare una doccia veloce nonostante la stanchezza, per riuscire a rilassarci con un cocktail di fronte ad un fantastico tramonto sull’Oceano Pacifico. Non effettueremo escursioni naturalistiche nei parchi interni, ma godremo degli scenari mozzafiato, apparentemente giurassici, che offre la costa vista dal mare: sembra di trovarsi in un film ambientato ai tempi dei dinosauri, e ci si aspetta quasi di vedere all’improvviso uno pterodattilo comparire da dietro una montagna, o un brachiosauro allungare il collo sopra la vegetazione. Ma anche senza lavorare di fantasia, non sarà invece raro incontrare tantissimi altri animali sia di terra che d’acqua, tra scoiattoli, scimmie, iguane, coccodrilli, delfini e balene…

Insomma anche se si trascorre la giornata in mezzo al mare, lontano da tutto e da tutti, non sarà meno pura questa vida… anzi, al contrario!

Nel vivo di una giornata

Finalmente suonerà la sveglia del primo giorno di pesca, e dopo un’ottima colazione dal profumo tropicale godendoci l’alba direttamente sulla spiaggia di Playa Samara, il nostro transfer giornaliero ci attenderà per percorrere circa 2/3 km, fino a raggiungere l’insenatura naturale che fa da porto al paese, che si trova a sud della spiaggia. La nostra barca ci attenderà in rada, con il capitano già a bordo a preparare le lenze… scenderemo dalla macchina e a piedi scalzi andremo verso il bagnasciuga per usufruire della piccola barchetta che si occupa di trasportare persone, bagagli e attrezzatura a bordo delle barche ormeggiate. E così, una volta a bordo, prima di dirigerci verso il largo, è buona abitudine trainare una quindicina di minuti con affondatori tipo planer ed esche da traina costiera (cucchiaini, stick, piccoli minnow) per catturare qualche bonito da tenere vivo nei tuna tube, e da utilizzare all’occorrenza per un innesco dedicato ai marlin. Una volta riempiti i tubi a disposizione, navigheremo veloci puntano la prua verso gli spot più a nord… un’oretta di navigazione circa, ed è già il momento di filare le lenze.

Attrezzatura: leggera o pesante?

Queste acque offrono uno scenario in altura molto variegato, popolato cioè da specie non solo differenti per comportamento ed abitudini, ma soprattutto per dimensioni… e non si tratta di differenze da poco. Nello specifico, trainando nello stesso spot, con le stesse esche, potremmo ritrovarci a combattere con un dorado di 15/20 kg o un wahoo di scarsi 10 kg, così come con un tonno pinna gialla di 60 kg o perfino un marlin di svariate centinaia di kg! E se è vero che l’obbiettivo è divertirsi, quindi pescare in light, cioè con attrezzatura proporzionata alla mole delle specie maggiormente diffuse (dorado, pinna gialla, wahoo, sailfish) l’altra faccia della medaglia potrebbe significare il rischio di perdere il pesce della vita, nel caso di un combattimento con un grosso marlin, magari anche black che partirà come un treno inarrestabile verso il fondo. D’altro canto pescare con attrezzatura eccessivamente pesante, nell’attesa dell’arrivo del big, potrebbe costringerci a recuperare la maggior parte dei pesci con scarso divertimento, e magari non riuscire a combattere neanche un marlin. In questo caso, probabilmente la scelta migliore potrebbe essere un giusto mix, posizionando le canne più leggere (circa 20 lb) nei punti in scia dove più probabilmente potrebbero attaccare pesci di mole non enorme, e lasciare le canne più pesanti (almeno 50 lb) per le posizioni dedicate esclusivamente al marlin, o magari per lo switch and bait. Certo si parla pur sempre di pesca, e noi pescatori possiamo solo azzardare delle teorie o delle previsioni, che i pesci saranno ben contenti di smontare e ribaltare a loro piacimento. Anzi, forse un’unica certezza c’è: il pesce grande abboccherà sempre sulla canna più leggera in pesca!

Tecniche ed assetti

Anche se parliamo genericamente di traina d’altura, sappiamo bene esserci una moltitudine di varianti volte al raggiungimento di diversi obbiettivi. Di solito, in queste acque, conviene pescare o con assetto dedicato ai pesci di piccola o media mole, come lampughe, sailfish, tunnidi e wahoo, o con assetto specifico per i marlin, oppure al limite con assetto misto. Nel primo caso fileremo in acqua almeno sei lenze armate con kona di dimensione compresa tra i 16 e i 25/30 cm, eventualmente anche riggate con ballyhoo, oppure direttamente ballyhoo riggato con amo circle. Nell’assetto specifico per i marlin, traineremo solo due grossi teaser non molto lontani dalla barca, eventualmente anche uno o più dredge in scia, e avremo le canne pronte con esca naturale morta o viva (boniti o ballyhoo) pronte a switchare nel caso in cui un marlin dovesse salire in scia e seguire i teaser. Si potrebbe anche pensare di tenere in acqua un paio di canne “pescanti”, in questo caso armate con dei grossi kona da marlin e rig rigido. Nel caso invece dell’assetto misto, si fileranno le canne più leggere, con esche più piccole, nelle posizioni più lontane in scia (shot gun, outriggers), mentre dedicheremo la parte dell’assetto più vicina alla barca per i marlin, quindi ospitando i teaser ed eventualmente uno o due grossi kona. In questo caso conviene sempre avere pronta la canna per lo switch and bait.

Durante le giornate di traina, capiterà di trovarsi nel bel mezzo di mangianze di yellowfin tuna, che ci verranno segnalate da una particolare specie di delfini che compie dei salti molto caratteristici, ruotando cioè su loro stessi nella fase aerea. In queste occasioni sarà importantissimo impugnare la canna da spinning con un popper o stick bait, ed effettuare dei lanci da prua direttamente sulle mangianze. Non sarà un’azione di pesca facile, considerando che la barca continuerà a procedere ad almeno 6 nodi, e che la posizione a prua su cui mantenere l’equilibrio è abbastanza precaria, ma forse anche per questi motivi gli strike saranno molto adrenalinici e soddisfacenti. Un altro modo per catturare i tonni quando sono in branco, è quello di filare in scia alcune esche a forma di sigaro di legno con una testa di piombo e armate con un amo singolo, chiamate cedar plug, che risultano micidiali se jerkate di continuo. Anche in questo caso lo strike sarà molto divertente, proprio perché avremo la canna in mano nel momento in cui avverrà.

Irresistibile ballyhoo

Uscendo a pesca in altura ogni giorno, avremo una costante che ci accompagnerà sempre: i micidiali ballyhoo che non mancheranno mai a bordo! Vengono utilizzati in diversi modi, proprio perché risultano irresistibili nei confronti di tutti i pesci insidiabili in altura. Si tratta di una specie di aguglia, il cui rostro è costituito dalla sola mascella inferiore, mentre la superiore è corta come una bocca normale. Il corpo è più tozzo e la lunghezza è minore… ma ha la caratteristica e l’enorme vantaggio di resistere per giornate intere trainato a 7/8 nodi. Di solito vengono venduti congelati in bustine confezionate, scongelati a bordo e preparati per essere innescati. La preparazione consiste nel tagliare il rostro, talvolta eliminare gli occhi e le pinne laterali, per poi essere riggati nei kona o da soli. Per quanto riguarda l’innesco nei kona, viene utilizzato un J hook, infilandolo dalle branchie per farlo fuoriuscire dalla pancia, e con l’ausilio di uno spezzone di filo di rame che parte dall’occhiello dell’amo, verrà legato ad arte e assicurato lungo il gambo. Per un utilizzo “nudo e crudo” si preferirà invece adoperare del filo cerato, inglobando nella legatura un piccolo piombino ad oliva da posizionare sotto la testa. In questo caso verrà poi innescato su un circle hook che farà presa proprio tra le spire della legatura sopra la testa. In entrambi i casi l’obbiettivo sarà quello di fare in modo che il pesce mangi l’esca, o che comunque attacchi con più foga… e per riuscire meglio nell’intento, si pescherà con la frizione quasi completamente aperta: quando vedremo un pesce dietro l’esca, o sentiremo il cicalino partire leggermente, ci fionderemo sulla canna, toglieremo il cicalino e apriremo completamente leva della frizione rallentando leggermente col pollice il filo che fuoriesce dalla bobina in modo da sentire quando il pesce prenderà in bocca l’esca, attendere qualche secondo e poi dare il via al combattimento vero e proprio.

Non sempre l’operazione va a buon fine, ma di sicuro sono attimi di adrenalina e di fermento a bordo che contribuiscono senz’altro a trasmettere emozioni molto più forti rispetto ad una classica partenza con la canna al suo posto in murata.

 

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